venerdì, aprile 28, 2006

Solo per un istante...
prova ad immaginare la vita, la tua vita, come un'immensa tela bianca sulla quale poter dipingere tutto ciò che vuoi...
Poi, arriva il giorno in cui ti viene chiesto di scegliere un colore... e dev'essere un gran bel colore... chiudi gli occhi... lo vedi?


"E' il tuo colore..."

Ora ricorda: se ha scelto di usare l'azzurro, non lasciare che qualcuno tracci una riga rossa nel tuo disegno, perché, quasi inevitabilmente, ti sentiresti infelice anche se il quadro risultasse migliore di come l'avevi pensato...
Se chi ti sta vicino tiene veramente a te, ti aiuterà a mischiare il bianco e blu, ma non si avvicinerà mai alla tua tela... se non per ammirare il tuo lavoro.

"Io ho scelto il mio"

lunedì, aprile 24, 2006

Ci sono giorni in cui vorrei parlare di più...
in cui vorrei smetterla di essere spettatrice e partecipare attivamente a ciò che mi accade intorno.
Eppure è nel silenzio che ho compreso il modo migliore per conoscere il mondo...
e, credetemi, non si finisce mai di imparare.

"Uno... nessuno... centomila..?"

Probabilmente per alcuni è una scelta di vita, ma non è il mio caso...
La testa urla ma la bocca non si vuole aprire.
La mente è come un palloncino che si riempie d'aria poco alla volta e forse solo Dio sa ciò che accadrebbe se un giorno dovesse scoppiare!
E potrebbe scoppiare, osservo e non intervengo... non alzo neppure la mano chiedendo di poterlo fare, come se non appartenessi alla realtà... eppure so un sacco di cose... troppe magari!

Ho imparato al leggere negli occhi delle persone...
non ho bisogno di porre domande.


Il mondo è pieno di persone speciali che chiudono il loro dono in una scatola, un tesoro così preziozo da non poter condividere se non con se stessi, poi ci sono quelle che spacciano per grandi le proprie idee semplicemente perchè sono bravi ad esporle agli altri e per realizzarle si servono di chi ha talento prendendosene il merito.
Ho capito che gli individui interiormente poveri hanno involontariamente bisogno delle capacità altrui per sentirsi ricchi, ma ho anche imparato che le persone di talento, per definirsi tali, non possono fare altro che metterlo a disposizione di chi è, in questo senso, più misero di loro...

Lo so... è una fregatura, ma la maggior parte delle volte è così...
Buonanotte angeli!

martedì, aprile 18, 2006

"La poesia non è un modo di esprimere un'opinione.
E' un canto che sale da una ferita sanguinante
o da labbra sorridenti."
Kahlil Gibran


Ogni singolo individuo ha cicatrici sul proprio corpo... alcune visibili, altre invisibili. Spesso mi capita di pensare che ogni forma d'arte... abbia la capacità di far riaffiorare il dolore, di aprire le vecchie ferite...
Allora perché desidero così tanto essere un'artista?

Forse è una forma di autolesionismo...
e sono destinata a stillare sangue...

Ma alla fine... ha importanza?
Io sono felice!

lunedì, aprile 17, 2006

A volte non lo so nemmeno io come faccio...
lascio che tutto quello che ho intorno mi scivoli sulla pelle
come l'acqua calda quando faccio la doccia,
guardando dritto verso il getto la vedo arrivare,
l'aspetto e, quando ce l'ho addosso attendo che se ne vada via...
risucchiata in un vortice artificiale.

Che le stelle veglino su di voi...
buonanotte...
Kia

sabato, aprile 15, 2006


Siate felici!

venerdì, aprile 14, 2006

Possedevo uno strumento musicale invisibile.
Lo percepivo ma non riuscivo ad afferrarlo.
Poi, un giorno, mi è stato fatto un dono bellissimo...
mi è stato concesso di imparare a suonarlo.
Lo vedo diventare sempre più nitido
e, anche se a volte mi sfugge ancora tra dita,
ora...
posso vederlo
posso sentirlo
E mi stupisco ogni giorno di più...

"Se anche cantassi come gli angeli,
ma non amassi il canto,
non faresti altro che rendere sordi gli uomini
alle voci del giorno e alle voci della notte."
Kahlil Gibran

Non so dire se è per quella macchina perfetta che è il nostro corpo, in grado di creare tanta bellezza, o per la mente umana che arriva a capire che si può fare... ma... mi stupisco ogni giorno di più...


giovedì, aprile 13, 2006

Con querste parole il mio compagno di vita mi invitò ad essere sua per sempre...
In seguito le riportammo su questo biglietto, che venne consegnato a tutti coloro che ci conoscono come prova che il vero amore esiste ed è meraviglioso.

(Click per ingrandire)

Quando l'amore è sincero non ci si stanca mai di dire "ti amo" nè di sentirselo dire...
Se hai l'amore hai tutto!

mercoledì, aprile 12, 2006

Ci sono dei momenti, quando non c'è nessuno, in cui è possibile leggere storie ovunque...
nell'ambiente circostante
negli occhi delle persone
negli oggetti
Prima di tutto bisogna riconoscerle... poi, una volta sentite, sta a noi scegliere se trascriverle o tenercele dentro. Ma è così difficile trovare le parole...

Sogni d'oro...


Tra le mie mani ho sentito quelle di tante persone.
Ho scoperto che tutte le mani sono diverse...
...come le personalità.
A volte sono fredde
e sento di doverle scaldare.
A volte sono calde
e allora le mie sembrano così fredde.
Ogni volta un contatto diverso.
C'è molta intimità in una mano...

Oggi ti ho visto sorridere...

martedì, aprile 11, 2006

Ci tengo a riportare queste parole di rara bellezza...

"Vivere senza musica equivale a viaggiare in un deserto ignaro del suono di Dio. Nella dolce armonia della musica ho trovato tutte le prove che volevo dell'esistenza di Dio: un Dio che mettendo in pentagramma la terra riesce a trarne il Paradiso. Egli ha scritto note e pause talmente perfette da far risuonare nella propria bellezza la lode alla sua creazione."
Pat Conroy

La musica è gioia...
ci sono dei momenti... in cui posso sentirla pulsare nel sangue.
In quei momenti mi sembra di non avere più bisogno del mio corpo... allora mi chiedo se una persona possa davvero trasformarsi in uno strumento musicale nelle mani di Dio.
Ed ho un motivo in più per cantare.

Buonanotte...
Kia



Era una notte di luna piena, non c'erano le stelle e faceva freddo. Vidi l'albero davanti a me, i suoi rami spogli agitati dal vento davano l'impressione di tremare per il gelo dell'inverno. Lo raggiunsi e, quando mi trovai sotto di esso mi sedetti e posai la schiena contro il tronco, portai le ginocchia al petto e le abbracciai per ripararmi.
L'albero mutò. Mi allontanai e fu allora che vidi ciò che stava succedendo: sui rami piu' alti vi erano fiori e frutti maturi, su altri frutti acerbi, su alcuni frutti marci e in decomposizione.
Non capivo come fosse possibile. Abbassai lo sguardo e gridai. Nessun suono uscì dalla mia gola, provai l’istinto di scappare ma le mie gambe non si mossero.
Sui rami piu' bassi, quelli piu' vicini a terra, quelli piu' vicini a me, c'erano uomini e donne, impiccati. I corvi divoravano i loro corpi e sotto ognuno di essi c'era una pozza di sangue.
"Ti odio! Perchè mi hai fatto venire fuori! Per farmi vedere questo?" gridai.
Fu allora che udii di nuovo la tua voce, serena e rilassante, come sempre.
"Ancora non capisci mio giovane fiore? Per anni sei stata rinchiusa ad aspettare di divenire un frutto, però eri ancora troppo acerba per capire cosa ti aspettava. Poi è giunto il momento in cui sei uscita, in cui sei stata abbastanza matura da sapere cosa desideravi. Ti ho mostrato solo ciò che volevi sapere."
Annuii "Le parole che non pronunciamo macerano lentamente nella nostra anima, ma purtroppo i vermi non le divorano mai fino a farle sparire del tutto, gli imperdonabili errori e le occasioni sprecate, idee meravigliose soffocate sul nascere strette da una corda invisibile pendono sulle nostre teste, macchiandoci con il sangue di colpe a volte non commesse, aspettano che qualcun'altro se ne nutra come un rapace affamato. Perdonami per non averlo compreso; sprecavo la vita".
Mi gettai supina sulla neve a guardare un passato immutabile mentre si allontanava. Quella notte c'era la luna piena, lo avevo già notato ma ora mi pareva piu' bella che mai. Ero sotto ad un albero dai rami spogli, non c'erano foglie, non c'erano fiori nè frutti. Eravamo soli, lui ed io.
Immobile, guardavo in alto. Non c'erano le stelle.
Mi alzai, e forse fu allora che mi resi conto che non avrei mai piu' udito la tua voce.
Posai la mano sulla corteccia, osservai le tue fronde agitate dal vento e ti ringraziai. "Addio" sussurrai.
Mi incamminai verso un nuovo giorno.
Stavolta non avrei esitato; nulla di ciò che avevo dentro sarebbe andato perduto.
Sarei andata oltre quella porta alla ricerca di un cielo stellato.


"Avvicinati bambina, spingi quella porta. Spingila piano verso l'esterno, non produrrà alcun rumore, te lo prometto. Se non manterrò la promessa potrai cercarmi ogni giorno, fino alla morte, per vendicarti."
Ma non lo feci, ti guardai negli occhi e voltai le spalle al mio destino. Seduta in un angolo con il mento posato sulle ginocchia, strette in un abbraccio, guardavo il tempo scorrere dalla finestra piu' vicina; l'albero spoglio coperto di neve riempirsi di fiori e di foglie, che divenendo poi gialle, precipitavano silenziosamente a terra in un tacito addio per poi ricominciare il ciclo.
Mi rammaricavo di non poterti rendere felice, tu, immobile, aspettavi il momento giusto per venire fuori, il giorno in cui ti avrei permesso di lasciare il luogo silenzioso in cui ti avevo rinchiuso. Avrei voluto essere come te, avere il tuo coraggio, ma allora non capivo. Mani invisibili fabbricavano fiori di carta e li posavano accanto a me creando un giardino di illusioni e false speranze, ma, per quanto ci provassi, non riuscivo a dare un nome a quella vegetazione priva di vita...
...e forse fu proprio questo che mi spinse ad ascoltarti un giorno.
Un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi tornasti a dirmelo:
"Apri la porta ragazza mia. Ciò che brami è qua fuori e per averlo devi uscire, non ti basterà desiderarlo questa volta. Lo hai visto anche tu. I tuoi desideri materializzano una natura artificiale e tu vorresti toccare qualcosa di vivo."
Guardai la finestra, in quel momento bramavo l'albero. Quell'albero che mi aveva osservato per tutti quegli anni di silenzio.
Mi alzai lentamente, le gambe tremanti che dolevano per non essere mai state usate. Tesi la mano verso la porta e, per la prima volta, la spinsi verso l'esterno. I cardini ruotarono su se stessi senza cigolare.
Sospirai "dunque hai mantenuto la promessa".
Ora toccava a me. Io soltanto potevo affrontare ciò mi aspettava all'esterno.

Si dice che la notte in cui nacqui faceva freddo ed il cielo era un mantello di velluto nero sospeso su di noi come a volerci proteggere dal gelo... Il buio era attenuato da migliaia di cristalli bianchi e luminosi che portavano via un po' della malinconia dell'inverno. La volta celeste sussurro' il mio nome... "eccomi!" Risposi... e mi sentii leggera, le stelle mi sostennero e mi portarono verso la terra, dolcissime voci levate in canto accompagnarono la mia discesa... Venne il giorno e la bellezza del mondo mi fu davanti, azzurra e verde come il cielo e la terra... allora piansi e divenni cio' che sono.


Benvenuti nella mia mente...


© 2007 Chiara Baroni