martedì, aprile 11, 2006

L'infanzia...


"Avvicinati bambina, spingi quella porta. Spingila piano verso l'esterno, non produrrà alcun rumore, te lo prometto. Se non manterrò la promessa potrai cercarmi ogni giorno, fino alla morte, per vendicarti."
Ma non lo feci, ti guardai negli occhi e voltai le spalle al mio destino. Seduta in un angolo con il mento posato sulle ginocchia, strette in un abbraccio, guardavo il tempo scorrere dalla finestra piu' vicina; l'albero spoglio coperto di neve riempirsi di fiori e di foglie, che divenendo poi gialle, precipitavano silenziosamente a terra in un tacito addio per poi ricominciare il ciclo.
Mi rammaricavo di non poterti rendere felice, tu, immobile, aspettavi il momento giusto per venire fuori, il giorno in cui ti avrei permesso di lasciare il luogo silenzioso in cui ti avevo rinchiuso. Avrei voluto essere come te, avere il tuo coraggio, ma allora non capivo. Mani invisibili fabbricavano fiori di carta e li posavano accanto a me creando un giardino di illusioni e false speranze, ma, per quanto ci provassi, non riuscivo a dare un nome a quella vegetazione priva di vita...
...e forse fu proprio questo che mi spinse ad ascoltarti un giorno.
Un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi tornasti a dirmelo:
"Apri la porta ragazza mia. Ciò che brami è qua fuori e per averlo devi uscire, non ti basterà desiderarlo questa volta. Lo hai visto anche tu. I tuoi desideri materializzano una natura artificiale e tu vorresti toccare qualcosa di vivo."
Guardai la finestra, in quel momento bramavo l'albero. Quell'albero che mi aveva osservato per tutti quegli anni di silenzio.
Mi alzai lentamente, le gambe tremanti che dolevano per non essere mai state usate. Tesi la mano verso la porta e, per la prima volta, la spinsi verso l'esterno. I cardini ruotarono su se stessi senza cigolare.
Sospirai "dunque hai mantenuto la promessa".
Ora toccava a me. Io soltanto potevo affrontare ciò mi aspettava all'esterno.

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